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Il Gender Gap, la distanza che separa il salario e la qualità del lavoro maschile da quella femminile potrà essere colmata tra 267 anni, se continuiamo a procedere con questa lentezza sul lato delle riforme.
In Italia ci sono zone geografiche particolarmente a rischio, dove appena il 20% della popolazione in età lavorative femminile ha effettivamente la possibilità di avere un’occupazione. E ci sono specifici settori in tutta Italia dove questa differenza è ancora più marcata: la presenza femminile nel settore ICT è ancora molto scarsa e cresce a rilento.
Parliamo di meno di una persona su 6: e lo squilibrio parte dal processo di formazione. Solo il 21% delle donne intraprende un percorso per sviluppare competenze digitali di base, mentre negli uomini si raggiunge il 30%. I motivi alla base di questa disparità sono tanti: stereotipi culturali che già durante il percorso scolastico allontanano le studentesse dalle materie STEM, mercato del lavoro che tende sempre a favorire la presenza maschile, professioni erroneamente considerate “adatte agli uomini”.
Eppure se guardiamo al passato non mancano esempi virtuosi: Augusta Ada Byron è considerata la prima programmatrice della storia e si moltiplicano le iniziative che stimolano le ragazze a indirizzare il proprio interesse verso le materie STEM. La presenza femminile nella lotta al cyberbullismo, nella cybersecurity e sul fronte del digital marketing è indice del fatto che qualcosa si sta muovendo.
Il cambio generazionale (e ci si augura di mentalità) porterà speriamo ad un’accelerazione nel superamento del Gender Digital Divide.