Google + chiude: un grandioso fallimento
Google + chiude: un grandioso fallimento
Daniela Zepponi
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Pubblicato il 05 Febbraio 2019

Il 2 aprile 2019 G+ chiuderà per sempre i battenti: era stato annunciato l’8 ottobre 2018, e la scadenza si sta avvicinando a grandi passo. Eppure questa piattaforma era nata sotto una stella brillantissima e il fondatore Larry Page affermava, dopo poche settimane, che gli utenti erano già 10 milioni. Peccato che di 10 milioni di iscritti, i fruitori reali e costanti si siano dimostrati pochissimi fin da subito.

L’obiettivo era di creare community online e di rivoluzionare il modo di comunicare in Rete: e si sono ritrovati con una città fantasma.

Il colpo di grazia è arrivato dal bug che ha costretto Google a svelare che erano stati messi in pericolo i dati di 500 mila persone. Il gigante del web ha assicurato però che la falla non riguarda i dati di altri servizi connessi a Google plus, come post, messaggi, altri dati dell’account, numeri di telefono e contenuti di GSuite.

Ma il vero problema di Google + è stata la sua incapacità di coinvolgere gli utenti in un dialogo tra di loro, di farli interagire: e un social senza socialità non ha futuro. Addirittura è stato mostrato che il 90% delle sessioni dura meno di 5 secondi. Perché è successo tutto questo?

Innanzitutto il problema di Google è stato il pretendere che chiunque dovesse utilizzare uno qualsiasi dei prodotti di Google, come ad esempio Youtube, dovesse creare un account G+. Quindi chi era interessato ai video creava un account ma si dimostrava alla fine inattivo. In pratica il payoff: “Un unico account. Tutto il mondo Google” è stato un terribile boomerang.

Le stesse aziende che hanno aperto il profilo business non hanno mai pensato di trovare clienti tramite G+ ma piuttosto un aiuto all’indicizzazione dei loro contenuti.

Un altro dei punti deboli di Google+ è stato senza dubbio una quasi totale mancanza di identità. Instagram, LinkedIn hanno uno scopo ben preciso: ma qual era lo scopo di G+? Gli utenti preferiscono diversificare la user experience: e forse G+ non è stato in grado di fare questo. Essendo un mix di Twitter e Facebook mancava comunque di un focus specifico.

Ma che succederà il 2 aprile? E cosa dobbiamo fare?

La chiusura di G+ comporterà non solo la cancellazione degli utenti registrati, ma anche di tutti i contenuti da essi veicolati sulla piattaforma, dalle foto ai video e finanche ai commenti lasciati su altri siti attraverso il proprio profilo Google+. Inoltre, già a partire dal 4 febbraio 2019 non è più possibile creare nuovi profili, pagine, community o eventi di Google+.

Per scaricare i propri dati basta andare sulla pagina Scarica i tuoi dati, selezionare quelli di interesse, scegliere il file e il modo in cui si vogliono ricevere e infine creare l’archivio. Ecco un elenco dei dati che sarà possibile esportare:

  • post, commenti, +1 e altre attività;
  • raccolte create;
  • eventi creati o ai quali si è stati invitati;
  • foto condivise nei post e nei commenti;
  • cerchie: nomi, cognomi, nickname, nomi visualizzati, URL dei profili.

I proprietari e i moderatori di community potranno scaricare:

  • nomi e link ai profili Google+ di proprietari, moderatori, membri, richiedenti, membri esclusi e invitati delle community;
  • link ai post condivisi con la community;
  • metadati sulla community, inclusi il proprio ruolo e le categorie di community, immagini, impostazioni generali, impostazioni per il controllo del contenuto della community.

 

E se la porta di G+ chiude ai consumer, resta però aperta per i clienti business, per i quali si stanno studiando nuove funzionalità. Secondo Mountain View, infatti, Google+ funzionerebbe molto meglio come network aziendale in cui i colleghi possono impegnarsi in discussioni all’interno di un contesto sicuro.

Riuscirà questa volta a trovare il proprio focus vincente?