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  • E-commerce: è ora di accettare la digital transformation
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 15 Maggio 2020
    L’emergenza Covid-19 ha portato molte attività commerciali a rendersi conto che prendersi cura del proprio e-commerce (o averne uno) è un lavoro che ormai deve camminare di pari passo con il resto dell’attività. Il crollo degli incassi nei negozi fisici e l'esplosione del traffico sull’e-commerce rappresentano nuovi rischi ed opportunità, figli di questo periodo. Valutare un nuovo modus operandi per accelerare il percorso di acquisto finale rappresenta oggi una vera e propria missione digitale. Nuova luce e nuove opportunità quindi, per chi è in grado di cogliere gli input del momento: la pandemia è stato un acceleratore per i processi di digital transformation e ha imposto tante novità per intercettare una domanda che comunque in tanti campi è rimasta costante. A questo punto, quali sono le caratteristiche fondamentali di un e-commerce? Ovviamente una buona comunicazione! E parliamo di comunicazione interna all’e-commerce, con la possibilità di rispondere alle esigenze dei clienti, ma anche e soprattutto comunicazione efficace nel portare all’interno clientela nuova e di ritorno. Come gestire un e-commerce in tempi di pandemia? Ecco alcune buone norme e consigli: Scegliere una piattaforma intuitiva e semplice, che vi permetta di prendere subito possesso della gestione. Assicurare lo stock di prodotti. Scegliere il partner a cui affidare la logistica. Essere trasparenti sulle condizioni di vendita, specificando le modalità di consegna, restituzione e consegna. Configurare una pagina di pagamento personalizzata e sicura. Offrire diverse modalità di pagamento. Ovviamente è fondamentale preoccuparsi della sicurezza del proprio e-commerce! Solo garantendo la massima sicurezza ai clienti potrai pensare di proseguire sulla strada dell’e-commerce. Ricapitolando: mai più senza un e-commerce realizzato su una buona piattaforma, che sappia in grado di dialogare al meglio con i clienti, che venga raccontato nella maniera giusta e che garantisca la massima sicurezza. Clicca sui link per scoprire gli ultimi e-commerce realizzati da Sistema3: https://giudi.com/ https://i-exe.it/it/ https://www.giallobus.com/it/ https://mariannasantoni.com/ https://montebove.com/ https://soundtech.it/
  • Firma digitale: cos'è e a cosa serve
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 07 Maggio 2020
    Firma digitale: sapete di cosa si tratta? Ne parliamo nell’articolo approfondendo le varie tipologie per capire differenze e modalità di utilizzo.  Cos’è la firma digitale? La firma digitale è la tipologia di firma elettronica più avanzata e sicura che esiste al momento.  Garantisce infatti i maggiori livelli di attendibilità nei riguardi dell’identità di chi firma e anche nel garantire l’autenticità dei documenti firmati. Come funziona la firma digitale? La firma digitale utilizza un ID digitale basato su un certificato rilasciato da autorità di certificazione (CA) o fornitori di servizi fiduciari (TSP) accreditati. Questo sta a significare che quando viene firmato un documento con la firma digitale la nostra identità è garantita appunto dall’accreditamento, ed è collegata in maniera univoca a noi. La firma infatti è vincolata al documento tramite cifratura ed è tutto verificabile mediante una tecnologia di base nota come infrastruttura a chiave pubblica (PKI). Tipologie di firme digitali Firma Elettronica Standard Per firma elettronica standard si intende l’insieme dei dati in forma elettronica, allegati oppure connessi tramite associazione logica ad altri dati elettronici, utilizzati come metodo di identificazione informatica. Firma Elettronica Avanzata La firma elettronica avanzata prevede che, prima dell’apertura di un documento, il firmatario debba verificare la propria identità utilizzando password, ID social, PIN telefonici o altri metodi di autenticazione. Firma Digitale La firma digitale, nota anche come firme avanzata o qualificata, utilizza un ID digitale basato su un certificato ed un PIN al fine di autenticare l’identità del firmatario. In genere, gli ID digitali sono rilasciati da fornitori di servizi fiduciari. A cosa serve la firma digitale Come abbiamo già detto, le firme digitali servono a verificare l’identità del mittente, l’effettivo invio della missiva, l’integrità del messaggio inviato. Come funziona la normativa sulla firma elettronica? Permissiva o Minimalista: le firme elettroniche semplici hanno lo stesso status delle firme scritte a mano purché entrambe le parti concordino l’uso delle firme elettroniche; A due livelli: le firme digitali hanno lo stesso status delle firme scritte a mano, ma le firme elettroniche inoltre sono legali e applicabili. I Paesi che utilizzano queste firme di solito basano le loro leggi sul modello UNCITRAL. Prescrittiva: l’uso di firme elettroniche e digitali è regolato da leggi restrittive specifiche per ogni Paese. Desiderate avere maggiori informazioni sulle firme elettroniche? Vi aspettiamo qui da Sistema 3!
  • I pericoli dell'utilizzo di Internet Explorer come browser predefinito
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 23 Aprile 2020
      Ancora molta gente chiede come poter mettere Internet Explorer come browser predefinito per tutto: e questo perché sembra l’opzione più semplice. E in effetti in passato era considerata la modalità standard rispetto ad altri brower più nuovi e forse considerati meno affidabili. Eppure in un articolo dal titolo “I pericoli di usare Internet Explorer come browser predefinito”, il capo della cybersicurezza di Microsoft, Chris Jackson spiega perché anche l’azienda ha deciso di parlare chiaramente di questo problema.  “Internet Explorer è una soluzione di compatibilità. Non supportiamo nuovi web standard sul software e nonostante molti siti possano funzionare, gli sviluppatori semplicemente non testano più le loro pagine per Explorer. Le testano su browser moderni”.  Per questo motivo a continuare con la stessa soluzione si finisce per continuare ad utilizzare una soluzione statica e non a prova di futuro. Il singolo utente ha vita facile: basta lasciare da parte l’icona della “e”, preferendo invece il nuovo Microsoft Edge, oppure Chrome di Google, Firefox o Opera. Le alternative ci sono e funzionano davvero benissimo. Ma qui non parla di singoli utenti: Jackson si rivolge alle grandi aziende che chiedono esplicitamente di usare Explorer perché compatibile con applicazioni web interne altrettanto obsolete. Invece di aggiornare le proprie applicazioni e i propri standard, molte aziende preferiscono insistere sull’uso di un browser vecchi e inaffidabili. La stessa cosa che purtroppo in Italia succede con tante Amministrazioni pubbliche. E se un’applicazioni ve lo chiede esplicitamente? Provate comunque ad utilizzare un altro browser come Chrome o Firefox. Non c’è alcuna ragione tecnica che giustifichi la necessità di ricorrere a un software obsoleto, lento e pieno di falle come Explorer: soprattutto se i primi a dirvi di non farlo sono proprio colore che l’hanno creato!
  • Zoom: quanto è affidabile la piattaforma più amata del momento?
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 15 Aprile 2020
    Zoom: un nome sconosciuto fino ad un mese fa diventato adesso assolutamente di moda. Ma si tratta di una scelta intelligente? Scopriamolo insieme Cos’è Zoom? Zoom è un programma che permette di effettuare videoconferenze e in beve tempo è diventata una delle applicazioni più scaricate e amate del mondo. Su Zoom si fanno un sacco cose: si fa lezione, si lavora, si fanno gli happy hour, si viene attaccati dagli hacker e qualcuno magicamente svende i vostri dati. Ops, allora non è tutt’oro quello che luccica? In molti stanno iniziando a mettere in dubbio questo prodotto soprattutto perché pare che il desiderio di far crescere il numero di utenti sia stato più forte in questi mesi di quello di proteggere la loro sicurezza. Perchè Zoom è insicura? La piattaforma in sé è davvero interessante: facile da usare anche per chi è meno portato per la tecnologia, semplice e gratuita fino a 40 minuti con 100 persone collegate. Purtroppo però ci sono anche fenomeni legati alla cattiva volontà di certi pessimi soggetti che frequentano il web che sono nati fenomeni come lo  Zoombombing, che consiste nel trovare in rete il numero che identifica una certa conferenza e fare irruzione postando materiale pornografico, osceno, propaganda nazista e altra spazzatura. Con gli effetti che potete immaginare, soprattutto se si tratta di bambini. È invece notizia di queste ore che i dati di migliaia di utenti sarebbero stati venduti a terze parti, che adesso li useranno nella migliore delle ipotesi per tentare di vendere servizi…nella peggiore…per tante altre azioni molto scorrette. Che si può fare allora? Magari trovare alternative più valide e sicure come ad esempio https://www.gotomeeting.com/it-it che è quella che usiamo anche qui a Sistema 3 e che siamo soliti consigliare ai nostri clienti. E per qualsiasi indicazione siamo qui a indicarvi quella che può essere la soluzione migliore per voi. E ricordiamoci che l’esempio di Zoom ci insegna una cosa importante: “semplice e veloce”, spesso non si accompagnano a “sicuro”. Che ne pensate?
  • Didattica a distanza: 85 milioni stanziati dal Ministero
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 07 Aprile 2020
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    digitalizzazione
    L’emergenza coronavirus ha messo in luce in questi mesi tanti problemi legati alla digitalizzazione della scuola. Ovviamente nessuno immaginava di doversi organizzare da un giorno all’altro per tenere lezioni a milioni di studenti in teledidattica eppure così è stato. Ora il Ministero mette a disposizione svariati milioni di euro per far fronte a questi problemi visto che ancora è difficile immaginare quando si tornerà a scuola e soprattutto COME ci si tornerà. Ma come saranno organizzati questi soldi? Ci saranno ben 10 milioni di euro che verranno stanziati per dotare le scuole di strumenti digitali o per favorire l’utilizzo di piattaforme di e-learning. 70 milioni di euro che permetteranno anche ai ragazzi meno fortunati a livello economico di avere gratuitamente a disposizione dispositivi digitali individuali. Infine ci saranno 5 milioni di euro per la formazione online dei docenti sulle metodologie e sulle tecniche di didattica a distanza. Tutte le informazioni in merito a quello che abbiamo detto potete reperirle all’interno del Decreto Cura Italia a questo Link: nota operativa per l'attuazione del decreto Cura Italia inviata alle scuole italiane il 28 marzo 2020.  Il riparto dei fondi per ciascuna istituzione scolastica statale è specificato all'allegato 1 visionabile a questo link.  Noi di Sistema 3, da anni leader nella vendita di dispositivi per la tecno didattica siamo a disposizione per rispondere a tutte le vostre domande con tante idee e spunti per rendere più semplice e veloce il passaggio verso la didattica a distanza. Abbiamo a disposizione notebook e tablet. Vi aspettiamo!
  • Epic Fail Inps: cosa è andato storto?
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 03 Aprile 2020
    Sono tempi difficili, lo sappiamo tutti: e proprio durante i tempi difficili si vede la differenza tra chi sa fare il proprio lavoro e chi no. Il primo aprile (sorvoliamo sull’ironia della cosa) le Partite Iva, dalla Mezzanotte hanno potuto chiedere sul sito dell’Inps i 600 euro che lo Stato Italiano ha deciso di destinare loro come sostegno in questi momenti di crisi. Le partite Iva in Italia sono circa 5 milioni e nonostante alcuni paletti, è probabile che la maggior parte di loro abbia diritto al sostegno. Visto che si è parlato di click day la gente si è fatta prendere dal panico e a mezzanotte e 1 secondo ecco migliaia di persone online a fare la richiesta. Cosa è successo al sito Inps? Era prevedibile che una folla di centinaia di migliaia di persone si riversasse in contemporanea nel sito, e questo ha portato due enormi problemi: uno prevedibile e uno assolutamente imprevedibile. Iniziamo ad analizzare la situazione più prevedibile: il sito ad un certo punto non ha retto ed è andato in down. Perché? Perché alla fine non c'erano un numero sufficiente di server per poter gestire tutte quelle richieste, senza contare  che il programma è stato scritto davvero molto molto male. Facciamo un esempio concreto: hanno messo la cache davanti ai server ma configurata male, ecco perchè ha iniziato a rispondere agli utenti sbagliati. Il secondo problema è stato qualcosa di assolutamente imprevedibile (e impensabile): una gigantesca falla nella protezione dei dati, che ha portato la gente a visualizzare profili ( e dati sensibili) non propri, con un danno di immagine ( e non solo) enorme per l’Ente Previdenziale. Dando un’occhiata al codice (lato client, quindi non serve hackerare nulla) si nota che il linguaggio di programmazione sembra scritto da uno stagista alle prime armi (senza nulla togliere agli stagisti). Un sito costato in pochi anni milioni di euro come questo, un sito Istituzionale di un Ente su cui fa affidamento tantissima gente deve essere analizzato scritto e revisionato da un team di diversi programmatori.... insomma sembra che i milioni di euro investiti non siano molto giustificati. Al momento è stato accusato un hacker di tutto il disastro successo: ma forse basterebbe fare un mea culpa, e iniziare a investire IN MANIERA SERIA sul digitale. Se non ora quando?