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  • Cybercrime: come difendersi nel 2019?
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 25 Gennaio 2019
    Si è svolto da poco a Roma il “Cybertech Europe”, un panel internazionale dedicato alla sicurezza informatica organizzato da Kaspersky Lab, ed ecco quali sono le resultanze emerse sul tema del Cybercrimine e della cybersecurity. Cosa devono quindi fare le aziende per difendersi dai pirati informatici? Innanzitutto è necessario ripensare completamente il proprio concetto di sicurezza informatica, che deve partire proprio dalla costruzione degli stessi dispositivi e non solo dall’inserimento di antivirus e firewall. Le imprese, secondo sempre i consigli di Kaspersky, devono imparare anche a conoscere le minacce e ricorrere a sistemi di Treat Intelligence, servizi in cui un elemento sospetto è confrontato con archivi contenenti informazioni su violazioni già note. Il terzo elemento ritenuto importante  ruota attorno agli aggiornamenti. Una parte delle aziende, infatti, continua a essere colpita anche attraverso exploit, malware che sfruttano la presenza di vulnerabilità nei software per infettare i dispositivi. Non tutti scaricano periodicamente gli aggiornamenti di sicurezza, e questo lo espone ad attacchi informatici. Basta pensare a quanto successo nei mesi scorsi, con milioni di dati sensibili rubati perché i responsabili hanno sfruttato una vulnerabilità presente nei sistemi operativi dei computer presi di mira. Per Kaspersky un’azienda dovrebbe, inoltre, mettere in sicurezza gli endpoint, in particolare quelli mobile, così come condurre delle campagne di sicurezza informatica in azienda, in modo tale da formare il personale, che rappresenta il punto più vulnerabile e sensibile di tutta la catena di protezione. Infine, secondo la società russa, è molto importante proteggere qualsiasi componente, dai gateway per arrivare alle email. Noi di Sistema 3 possiamo mettere in sicurezza le vostre aziende, garantendovi la possibilità di lavorare in modo sereno e senza rischi: non esitate a sottoporci ogni vostro dubbio sulla sicurezza informatica.
  • Social media listening: perché non potete farne a meno!
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 18 Gennaio 2019
    Avete mai sentito parlare di social media listening? Se siete proprietari di un brand, avreste dovuto. Infatti il social media listening è l’attività di raccolta dati, trattamento, analisi e produzione di strategie orientate all’ascolto della rete che serve a massimizzare le performance. In pratica ogni utente che si trova sulla rete produce dati. I brand possono usare questi dati per capire le migliori strategie da applicare per “fronteggiare” l’opinione pubblica e al tempo steso scoprire come offrire al meglio i propri prodotti. Può inoltre scoprire se un gruppo di opinione sta seminando informazioni scorrette, o negative, sul proprio conto. Ma Come si fa Social Media Listening? Bisogna innanzitutto trovare le fonti dei dati e poi analizzare le metriche e gli scenari. Ma quali sono queste fonti e queste metriche? Le fonti sono senza dubbio Google, i social network in generale e gli hashtag, mentre le metriche da studiare sono ad esempio l’engagement (coinvolgimento), oppure il Response Rate e il Response Time, che sono essenziali per l’attività di auto-monitoraggio, riferendo la propria capacità di rispondere, rispettivamente, al maggior numero di istanze degli utenti e nel minor tempo possibile. Parliamo poi di Analisi testuale, che non può essere lasciata nelle mani di sistemi automatici ma deve essere affrontata per forza dall’uomo perché i temi trattati nelle conversazioni risultano troppo complessi e la Data Visualization, che permette di avere sotto controllo la complessità dei dati raccolti attraverso rappresentazioni grafiche. Non possiamo tralasciare però in un’analisi di social media listening lo studio del target, ovvero di un pubblico più specifico. È necessario soprattutto individuare la presenza di influencer che stanno parlano in termini positivi o negativi del brand e quindi capire quali strategie usare per far fronte al comportamento del pubblico. Perché occuparsi del Social Media Listening? Perché potrete ricevere Feedback in tempo reale e trovare opportunità di business.L’adozione di uno strumento di social media listening vi permetterà di ottenere feedback in real-time, che, se correttamente utilizzati, ti aiuteranno a migliorare i processi di business e lo sviluppo del prodotto.Vi facciamo un esempio: la catena alberghiera Hilton monitora su Twitter frasi quali “dove andare per le mie prossime vacanze”, per poter prontamente rispondere con suggerimenti e link alle loro offerte. In cosa può aiutarvi effettuare un buon Social Media Listing? Migliorare il customer service E’ necessario essere al corrente di ogni volta che un utente menziona il vostro brand per rispondere prontamente. Le persone che ad esempio usano Twitter, si aspettano di ricevere una risposta dai brand entro un’ora e un servizio clienti amichevole e informale può spingere molti dei consumatori a valutare positivamente la propria esperienza e a consigliare il brand. Quasi la metà degli utenti che usano la rete interagiscono con i brand attraverso i social attraverso il loro customer service. Trovare gli influencer Perché i rapporti con gli influencer sono fondamentali per il vostro brand? Il 74% dei consumatori si affida ai social media per le proprie decisioni di acquisto Il 90% dei consumatori confida nei consigli del sui network di contatti, mentre solo il 33% si lascia influenzare dalle ads. Ecco perché le opinioni degli influencer sono così importanti, perché le persone le ascoltano. Per questo motivo è necessario riuscire a portarli dalla vostra parte, a farli parlare del vostro brand e dei vostri prodotti. Tracciare hashtag, keyword e frasi State lavorando a una nuova campagna? Avrete sicuramente bisogno di trovare gli hashtag più popolari, le parole chiave più utilizzate o le frasi più efficaci per migliorare il contenuto. Uno strumento di social listening può aiutarvi non solo a trovare queste informazioni ma anche a monitorare le performance della vostra campagna. Come fare un buon social media listening È necessario per prima cosa impostare le ricerche analizzando: 1. Mention del tuo brand, dei tuoi prodotti e servizi; 2. Mention del tuo brand, dei tuoi prodotti e servizi in relazione ad altri termini che si riferiscono alla qualità del servizio (es: non funziona, aiuto...) 3. Riconoscimento di intere frasi o critiche. Tra gli obiettivi più frequenti troviamo: 1. Individuare gli influencer più popolari 2. Migliorare il customer service 3. Identificare gli hashtag e le keyword più performanti 4. Gestire al meglio i prodotti e servizi online grazie a feedback in tempo reale. Quali strumenti usare per effettuare social media listening? Gli strumenti di social media listening riescono ad identificare tutto quello che è stato detto rispetto un’azienda, un individuo, un prodotto o un brand su internet, basandosi sui risultati ottenuti sulla base di specifiche ricerche. Proprio per l’incredibile quantità di dati che possono essere analizzati è necessario definire degli obiettivi ben precisi prima di impostare una strategia di social listening. Per alcuni obiettivi la soluzione migliore potrebbe essere ricorrere a strumenti gratuiti come gli alert di Talkwalker (strumento davvero interessante e completo), mentre per altri potrebbe essere necessario ricorrere a strumenti a pagamento in grado di supportare processi di business intelligence più complessi e specifici. Scegliere lo strumento più adatto tra centinaia di tool presenti sul mercato può essere un’ardua impresa. Ancora una volta sono gli obiettivi che avete fissato a fare la differenza e questi devono rappresentare il tuo punto di partenza. Perchè vuoi implementare una strategia di social listening? Per migliorare il tuo customer service? Per trovare nuovi influencer? Per monitorare i competitor? Esistono anche altre piattaforme per l’ascolto e sono Klear (Twtrland) Klear è il tool perfetto per il social media monitoring l’analisi dei competitor e l’influencer marketing. Inoltre, include suggerimenti su come incrementare le performance e scegliere il giusto contenuto. Keyhole Tracciando URLs, hashtag, parole chiave e @mention, Keyhole fornisce metriche in real-time per alimentare continuamente le tue campagne social e la tua content marketing strategy. Buzzsumo Include feature che ti permettono di monitorare la tua attività sui social media, compresa la content virality search, che permette di identificare i blog, gli articoli e le infografiche più popolari semplicemente inserendo una parola chiave o un argomento. Agorapulse Agorapulse è uno strumento utile per il social media marketing, monitoring e management, in quanto si focalizza sul monitoraggio in tempo reale del brand e delle parole chiave su Facebook, Twitter e Instagram.  In conclusione il social media listening è un’opportunità importante da considerare per migliorare non solo il rapporto tra il proprio brand e i consumatori, ma anche per non perdere nessuna opportunità nel grande mare della comunicazione online.    
  • Fatturazione Elettronica: il futuro è già qui!
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 08 Gennaio 2019
    La proroga che tutti attendevano alla fine non c’è stata: e in questi primi giorni del 2019 le aziende sono partite a spron battuto per imparare a effettuare le fatture elettroniche. Il cambiamento, rispetto alle idee iniziali è stata la riduzione del range degli interessati, che ha escluso le partite iva con regime forfettario e fatturazione inferiore a 65 mila euro, ovvero quasi l’80% delle partite iva. E si contrappongono due schieramenti: se da un lato ci sono gli ottimisti che vedono nelle fatture digitali una svolta e una semplificazione, dall’altro i pessimisti che invece guardano con timore agli eventuali problemi tecnici. Ci sono poi i professionisti di diversi settori che hanno la quasi certezza di perdere clientela che non avrà più necessità di un sostegno per determinate tipologie di fatturazione. C’è infine lo Stato stesso che è convinto di poter avere maggiori entrate dalla lotta all’evasione data dalla fatturazione elettronica per ben 2 miliardi di euro. Addirittura secondo uno studio della Commissione europea se l'obbligo fosse introdotto in tutta la Ue si potrebbero risparmiare in cinque anni qualcosa come 300 miliardi di euro. Si tratta perciò di un'operazione che mette l'Italia tra i paesi all'avanguardia (anche se la fatturazione elettronica è in realtà già presente in molti paesi dell'America latina) e offre la possibilità di migliorare la competitività del Sistema Paese nei confronti dei suoi concorrenti diretti. Perché al netto del fatto che all’inizio saranno necessarie maggiori spese e maggior lavoro, poi le spese che venivano effettuate in precedenza scenderanno: ci sarà un risparmio di carta e toner ad esempio, e i dati circoleranno in maniera molto più semplice, e la digitalizzazione e la conseguente disponibilità di dati più numerosi e più precisi renderanno più economica e rapida la gestione di numerosi adempimenti e miglioreranno i servizi di consulenza aziendale di alto livello. Noi abbiamo scelto Doc Easy, che si integra perfettamente con i software applicativi di Sistema 3 (Verticale, Logico-cloud ) e che permette di gestire tutti i processi e i documenti digitali in modo automatizzato e da un’unica interfaccia. Semplice, efficiente, veloce: quello che ognuno di noi vorrebbe per la propria azienda.
  • Chatbot, cos’è e come funziona il “robot virtuale”
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 03 Gennaio 2019
    Impensabile fino a qualche anno fa, ormai il chatbot è diventato il compagno abituale delle nostre chiacchierate online: l’assistente virtuale a cui chiedere qualsiasi informazione. Un assistente non umano, del progresso dell’intelligenza artificiale. E lo sviluppo dei chatbot non si ferma qui: diventerà infatti sempre più importante nei prossimi anni. Una forma di intelligenza artificiale che conoscerà sviluppi molto interessanti . Il dialogo tra noi e un chatbot è simile a quello tra noi e un robot. In effetti stiamo parlando di una specie di robot, un robot : non si tratta certo di  robotica in senso stretto ma di robot virtuali che possono darci una mano in diversi momenti della giornata e in contesti diversi. Alla base ci sono concetti complessi che nei prossimi decenni ci consentiranno di avere forme di intelligenza non umana sempre più evolute.   Ma un Chatbot come funziona nello specifico? Molti confondono app e chatboat: ma un chat bot non è necessariamente una app. Ci sono per esempio chatbot online ma anche sotto forma di ologrammi. Usare un chatboat è molto semplice: basta appunto collegarsi al sito o scaricare l’applicazione, far una domanda e aspettare la risposta. La domanda può essere scritta ma può anche essere pronunciata, nel caso di chatbot che comprendono il linguaggio umano. Queste forme di intelligenza artificiale sono ancora in via di perfezionamento, anche se già adesso alcuni chatbot possono risultare utili, anche solo per capire quali potranno essere gli sviluppi nei prossimi anni. 2019 e Chatbot: Cosa aspettarsi? Cosa possiamo aspettarci per questo 2019 dai chatboat? Verranno dimenticati o saranno sempre più utilizzati? Secondo le previsioni i chatbot continueranno a crescere nel 2019 e probabilmente diventerà sempre più normale (se non addirittura scontato) per i consumatori dialogare con i bot. In altre parole: l'effetto novità svanirà e li vedremo diventare parte integrante del web. Infatti entro il 2019 i chatbot potrebbero diventare il primo canale attraverso cui ordinare una pizza, scegliere un piano telefonico o persino aprire un conto corrente. Sempre più integrati con Facebook Messenger, riescono oggi a dialogare e stimolare delle conversazioni con i clienti senza il fastidio di scaricare un'app nativa. Ormai un chatbot per Facebook Messenger è relativamente facile da sviluppare e può fare la differenza per la chiusura di una vendita veloce.      
  • Sistema 3 incontra le aziende per spiegare la fatturazione elettronica
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 27 Ottobre 2018
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    fattura elettronica / software
    Fatturazione Elettronica - Dalla teoria alla pratica E' stato un incontro davvero partecipato, quello organizzato all'Hotel Recina da Sistema 3 srl azienda leader nel territorio nel campo dell'informatica e in particolare di softwere gestionali, sul tema della nuova fatturazione elettronica. Molti professionisti dei settori più disparati si sono dati appuntamento per ascoltare quali soluzioni all'avanguardia Sistema 3 poteva offrire dal 1 gennaio 2019, data di entrata in vigore della nuova tipologia di fatturazione. L'impatto sarà infatti importante per tantissime aziende: ad essere esclusi da questo obbligo saranno solo coloro che operano nel regime forfettario o altri regimi particolari. Sono state quindi presentate le varie possibilità, dai più complessi sistemi: utilizzo della Pec o inserimento diretto nel portale dell'agenzia delle Entrate per l'invio delle fatture all'uso del veloce e semplice Hub Digitale Doc Easy, perfettamente integrato con i software applicativi di Sistema 3 (Verticale, Logico-cloud e ExpWeb), che permette di gestire tutti i processi e i documenti digitali in modo automatizzato e da un unica interfaccia. Lo scopo finale di tutto questo cambiamento sarà la facilitazione dell'archiviazione, che sarà solo digitale e tutto il sistema relativo diventerà molto più semplice e veloce. Inoltre anche eventuali controlli dell'Agenzia delle Entrate risulteranno più snelli: infatti la fattura, prima di arrivare all'azienda verso la quale è stata emessa, passerà appunto dall'Agenzia tramite SDI (Sistema di Interscambio). "Abbiamo pensato fosse doveroso" Dice Lorenzo Lambertucci, Amministratore di Sistema 3 srl "Fare chiarezza anche dal punto di vista tecnico sul funzionamento della nuova fatturazione elettronica, e siamo felici che tante aziende abbiano potuto trovare risposta alle proprie domande grazie a noi e ai nostri tecnici". Per maggiori approfondimenti:  sistema3.it/fatturazione-elettronica
  • Formazione Privacy obbligatoria con il nuovo Regolamento Ue GDPR/18
    Di Lorenzo Lambertucci
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    Pubblicato il 16 Maggio 2018
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    gdpr
    Il 25 Maggio 2018 entrerà in vigore il nuovo Regolamento europeo in materia di “Data Privacy” Nel Regolamento GDPR/18 si definisce Dato Personale “qualunque informazione relativa a un individuo, collegata alla sua vita sia privata, sia professionale che pubblica […] come nomi, foto, indirizzi email, dettagli bancari, interventi su siti web di social network, informazioni mediche o indirizzi IP di computer”. Imprese ed enti pubblici sono ancora impreparati ad accogliere le novità in vigore da maggio 2018, con il nuovo “General Data Protection Regulation” - GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati personali).Questo post ha come scopo quello di fornire le informazioni che occorrono per essere in regola.Ed infatti, iniziamo subito col dire che non ci sono alibi che tengano, perché: 1.       il GDPR è un Regolamento, non una Direttiva, il che significa che non necessita di una legge nazionale di recepimento: è immediatamente esecutivo; 2.       il GDPR è stato approvato il 24 maggio 2016. Non richiede ulteriori approvazioni; 3.       il GDPR prevede, con un proprio articolo, che la piena applicabilità delle nuove norme decorra dal 25 maggio 2018 solo per consentire alle organizzazioni pubbliche e private di adeguarsi. Non vi saranno rinvii. Come cambia la protezione dei dati? Partiamo dal presupposto che il “Regolamento generale sulla protezione dei dati personali” nasce da precise esigenze, come indicato dalla stessa Commissione Ue, di certezza giuridica, armonizzazione e maggiore semplicità delle norme riguardanti il trasferimento di dati personali dall’Ue verso altre parti del mondo. Non solo. Si tratta inoltre di una risposta, necessaria quanto urgente, alle sfide poste dagli sviluppi tecnologici e dai nuovi modelli di crescita economica, tenendo conto dei bisogni di tutela dei dati personali sempre più avvertiti dai cittadini Ue. Molte sono le novità introdotte dal Regolamento Ue 2016-679, noto con l’acronimo “GDPR” – General Data Protection Regulation, sulla protezione dei dati personali, tra cui: ·         norme unificate per garantire certezza giuridica e protezione dei dati in tutta l’Unione europea; ·         stesse norme per tutte le imprese che offrono servizi nella Ue (anche con sede extra-Ue); ·         più diritti per i cittadini, tra cui informazione e accesso; ·         portabilità dei dati, ovvero i cittadini avranno la possibilità di trasferire i propri dati da un’impresa all’altra; ·         maggiore protezione contro le violazioni; ·         norme rigorose nonché multe dissuasive, fino a 20 milioni di euro o, nel caso di un’impresa, fino al 4% del fatturato annuo a livello mondiale. Entrerà in vigore il prossimo 25 maggio e sarà applicato a tutte le imprese che offrono servizi o prodotti a persone che si trovano nel territorio dell’Unione europea.Questa normativa obbliga le organizzazioni ad assumersi maggiori responsabilità sui dati degli utenti che raccolgono e a compiere ogni sforzo possibile per proteggerli: dall’obbligo di redazione del registro dei trattamenti alla nomina del Data Protection Office; dalla sicurezza dei dati personali all’obbligo di notifica delle violazioni di sicurezza dei dati personali (data breach) entro 72 ore all’Autorità di protezione dei dati.È necessario che ogni Amministrazione assolva ai propri compiti in modo conforme al nuovo quadro legislativo, considerando la frequenza con la quale la stampa e i criminali informatici stessi divulgano notizie riguardanti le perdite di dati sensibili; diviene quanto mai importante non farsi trovare impreparati per questa importante data. Per aiutare le Pmi a conformarsi al nuovo Regolamento Ue sulla Privacy, Bruxelles destina 2 milioni di euro in misure ad hoc e pubblica online nuovi materiali informativi per cittadini e imprese. Quali sono gli obiettivi del Regolamento? Gli orientamenti Ue del nuovo GDPR sono: ·         libera circolazione dei dati; ·         tutela della vita privata; ·         rafforzamento della fiducia dei consumatori; ·         sicurezza dei consumatori. Le regole del GDPR da applicare in azienda non dipendono dalla dimensione dell’impresa ma dalla tipologia di attività: quelle che prevedono l’utilizzo dei dati sensibili richiedono l’impiego di maggiori accorgimenti per tutelare la privacy.La protezione dei dati riguarda i cittadini, non le imprese (per i quali vi sono altre normative). Però, ci sono casi in cui, ad esempio, l'informazione su un’impresa individuale possa in realtà rappresentare dati sensibili per l’imprenditore, che è una persona fisica e in tal caso, quindi, si applica il Regolamento GDPR. Alcune regole fondamentali che le imprese devono rispettare? ·         Regole chiare e trasparenti sul modo in cui utilizzano i dati; dev'esserci un motivo specifico, legato all’attività, per cui l’impresa ha bisogno dei dati, motivo che deve essere dichiarato. ·         I dati devono essere sempre accurati e aggiornati. ·         I dati non possono essere conservati per un periodo più lungo del necessario. ·         L’azienda deve dotarsi di tecnologie e misure di sicurezza adeguate alla protezione dei dati. GDPR/2018, le nuove norme nell’ambito del Marketing  Le aziende che trattano e gestiscono i dati devono rivedere i sistemi per essere “compliant” con il nuovo regolamento GDPR e questo ha, chiaramente, un impatto sia sulla customer experience sia sul modo stesso di fare digital marketing.La normativa, infatti, interesserà molteplici aspetti delle normali attività aziendali: anzitutto sicurezza e privacy delle informazioni e controllo dei lavoratori, ma anche le politiche di marketing. Il marketing “studia” 4 oggetti: il prodotto (inteso come oggetto fisico e relativa confezione); il prezzo (a quale somma vendere il prodotto); il posizionamento (identificazione e gestione dei canali distributivi); la promozione (scelta degli strumenti per entrare in contatto con i potenziali acquirenti). Il nuovo Regolamento avrà un forte impatto sulle attività di marketing, diretto e digitale: ciascuno dei suoi quattro ambiti operativi, in effetti, è fortemente condizionato dalla disponibilità di dati non solo statistici ma anche, se necessario, personali.Siccome la definizione di una corretta strategia di marketing è cruciale rispetto al successo di una campagna pubblicitaria, è evidente che il primo interesse di chi raccoglie i dati necessari è che questi siano attendibili, veritieri e aggiornati; proprio in questo senso, c’è una perfetta coincidenza fra le necessità industriali e le prescrizioni normative. Per cui, “fare marketing” - dopo il 25 maggio 2018, momento in cui il nuovo Regolamento europeo entrerà in vigore - senza prendere in considerazione le novità normative è impossibile e altamente rischioso.Il GDPR impatta tutte le fasi di marketing , partendo dalla raccolta e gestione dei dati di clienti e potenziali clienti: dalla fase iniziale in cui l’utente, interessato al sito web aziendale, è ancora anonimo, per proseguire in tutti i tracciamenti effettuati utilizzando i cookies, fino alla gestione di veri e propri dati personali, forniti in maniera spontanea dagli utenti nelle successive fasi di registrazione nei sistemi aziendali di marketing e amministrativi. Ecco perché è impossibile trascurare la formazione su questi temi, per poter valutare in anticipo cosa e come modificare nelle procedure. In estrema sintesi, con il GDPR: ·         è stata introdotta la responsabilizzazione dei titolari del trattamento - accountability - (principio di “responsabilizzazione”); ·         è stato adottato il “Registro dei trattamenti di dati personali”. L’azienda deve comprendere l’importanza e il valore dei dati, nonché gli ingenti danni economici legati a una perdita di informazione (“Data breach”); ·         è stata prevista la figura del “Responsabile della protezione dei dati” (“Data Protection Officer” -DPO), incaricato di assicurare una gestione corretta dei dati personali nelle imprese e negli enti; ·         c’è il Diritto all’oblio: la richiesta di cancellazione rivolta a un titolare che abbia reso pubblici dati, comporta anche l’obbligo di trasmetterla a tutti coloro che li utilizzano; ·         sono stabilite norme rigorose nonché multe dissuasive, fino a 20 milioni di euro o, nel caso di un’impresa, fino al 4% del fatturato annuo a livello mondiale. GDPR compliant: come diventarlo? Detto tutto ciò, il nuovo Regolamento Privacy introduce l’obbligo della formazione a tutti i livelli, all’interno di società e Pubbliche Amministrazioni. Chi non si adegua rischia grosse sanzioni. La formazione costituisce, pertanto, un prerequisito per poter operare all’interno delle organizzazioni, imprese e P.A.La Formazione dovrebbe, alla luce dell’impianto del Regolamento, presentare un taglio interdisciplinare e pragmatico e riguardare tutti i soggetti ed essere finalizzata ad illustrare i rischi generali e specifici dei trattamenti di dati, le misure organizzative, tecniche ed informatiche da adottare, nonché le responsabilità e le sanzioni. L’obbligo formativo non deve essere in alcun modo sottovalutato dalle pubbliche amministrazioni e delle imprese: nel caso di mancata erogazione della formazione scatta, infatti, la rilevante sanzione amministrativa pecuniaria. L’adempimento degli obblighi formativi è spesso oggetto anche di accertamenti ispettivi da parte dell’Autorità Garante privacy e da parte della Guardia di Finanza, che ha rinnovato nel 2016 il protocollo di intesa con l’Autorità. La formazione costituisce, pertanto, una misura di sicurezza per le organizzazioni, un onere a carico del titolare, un diritto e dovere per i dipendenti e i collaboratori.