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  • Kinup: salute e rivoluzione digitale
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 05 Aprile 2022
      Creare un’applicazione in grado di valutare problemi fisici muscolo-scheletrici e offrire esercizi corretti per migliorare la situazione: sembra fantascienza?  È invece il risultato raggiunto da Sistema 3 in seguito alla richiesta fatta dal team di Kinup. Il mondo della salute è sempre più digitale: in molti utilizzano Applicazioni dedicati al conteggio di calorie, alla gestione dei passi fatti, applicazioni in grado di monitorare e registrare i cambiamenti fatti in gravidanza o magari il nostro ritmo veglia: tutto questo per migliorare il nostro stato psicofisico.  Eppure il tema dei problemi muscolo scheletrici restava ancora “inesplorato” a livello di digital health: per questo motivo il gruppo di lavoro di esperti fisioterapisti e kinesiologi ha pensato di mettere a punto, con il supporto di Sistema 3, un’applicazione in grado di partire da un test per l’analisi del dolore lombo sacrale. Studiando lo stato del dolore, Kinup è in grado di consigliare gli esercizi più indicati per intraprendere il percorso rieducativo. Ma come è stato possibile? Attraverso un software gli esperti hanno sintetizzato le metodiche che quotidianamente utilizzano e testano con i propri pazienti nel processo di valutazione. Nell’applicazione sono stati inseriti 100 esercizi in grado di alleviare il dolore attraverso i movimento corretti. E visto che questa tipologia di problemi  porta con sé un lato numero di assenze dal lavoro, il team di Kinup ha pensato di offrire una particolare opportunità alle aziende: con la sottoscrizione all’app nel proprio piano di welfare aziendale si ha un doppio effetto benefico: da una parte il lavoratore potrà usufruire di un aiuto concreto e personalizzato di altissimo livello, rafforzando il rapporto di tutela e fiducia con l’impresa stessa. Kinup è un ottimo esempio di rivoluzione digitale: la stessa che Sistema 3 s’impegna a portare nella vita delle Imprese con cuicollabora! A breve l'App sarà a disposizione in tutti gli store online!  
  • Dal 2023 addio ai cookie di terze parti
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 25 Marzo 2022
    Google ha annunciato la rimozione di cookie di terza parte: una comunicazione che non lascia indifferenti gli editori che attraverso la profilazione degli utenti mostrano (e guadagnano) da annunci pensati ad hoc. Ma di cosa parliamo nello specifico? Del fatto che la privacy è sempre più importante e Privacy Sandbox è il programma lanciato da Alphabet (la holding di cui fa parte Google) per portare avanti una profilazione degli utenti che sia meno invasiva. Tutto inizierà nel 2023: da quel momento Chrome, il browser ufficiale di Google e il più utilizzato al mondo, non accetterà più i cookie di terza parte, seguendo Safari (di proprietà di Apple), Mozilla Firefox, Microsoft Edge e DuckDuckGo. Tracciare e stoccare informazioni come credenziali di accesso, prodotti aggiunti a un carrello e cronologia permette al browser di riconoscere di volta in volta un certo utente e di seguirlo nella navigazione: è quello che succede quanto non avete bisogno di effettuare il login per entrare in un’area riservata. Dal 2023 quindi le piattaforme pubblicitarie non avranno più informazioni a sufficienza per profilare come un tempo gli utenti e creare annunci davvero personalizzati Per ovviare a tutto questo e non scontentare la preziosa filiera degli editori, l’ultima soluzione proposta da Google si chiama Topics (argomenti). In sostanza, Chrome individuerà per ciascun utente alcuni argomenti di interesse, basandosi esclusivamente sull’ultima settimana di navigazione e senza considerare aspetti sensibili come età, religione e orientamento sessuale. Questo però del resto significa che, invece di basarsi esclusivamente sulla profilazione, l’editoria ha tutte le carte per riprendere gradualmente in mano una relazione con gli inserzionisti a lungo intermediata dalle aziende del programmatic, spostando l’attenzione dal Roi (Return on investment) alla fiducia. Di certo gli attori più penalizzati saranno le piattaforme pubblicitarie che piazzano banner su siti terzi. Però mentre i cookie di terza parte scompariranno, resteranni ancora i cookie cosiddetti “di prima parte”: quelli che, come spiegavamo all’inizio, permettono a un sito web di ricordare chi sono i suoi visitatori. È quindi tempo che non solo gli editori si approprino dei dati che per troppo tempo hanno lasciato controllare ad altri e ne traggano profitto, ma lavorino ancora più alacremente per attirare maggiormente gli utenti sui propri siti, per farceli restare più a lungo possibile e per farli tornare di frequente. E questo obbiettivo si raggiunge solo con un’attenzione minuziosa ai contenuti pubblicati e alla user experience: due fattori che nessuno può più permettersi di sottovalutare.
  • Gender Digital Divide: a che punto siamo?
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 08 Marzo 2022
    Il Gender Gap, la distanza che separa il salario e la qualità del lavoro maschile da quella femminile potrà essere colmata tra 267 anni, se continuiamo a procedere con questa lentezza sul lato delle riforme. In Italia ci sono zone geografiche particolarmente a rischio, dove appena il 20% della popolazione in età lavorative femminile ha effettivamente la possibilità di avere un’occupazione. E ci sono specifici settori in tutta Italia dove questa differenza è ancora più marcata: la presenza femminile nel settore ICT è ancora molto scarsa e cresce a rilento. Parliamo di meno di una persona su 6: e lo squilibrio parte dal processo di formazione. Solo il 21% delle donne intraprende un percorso per sviluppare competenze digitali di base, mentre negli uomini si raggiunge il 30%. I motivi alla base di questa disparità sono tanti: stereotipi culturali che già durante il percorso scolastico allontanano le studentesse dalle materie STEM, mercato del lavoro che tende sempre a favorire la presenza maschile, professioni erroneamente considerate “adatte agli uomini”.  Eppure se guardiamo al passato non mancano esempi virtuosi: Augusta Ada Byron è considerata la prima programmatrice della storia e si moltiplicano le iniziative che stimolano le ragazze a indirizzare il proprio interesse verso le materie STEM. La presenza femminile nella lotta al cyberbullismo, nella cybersecurity e sul fronte del digital marketing è indice del fatto che qualcosa si sta muovendo. Il cambio generazionale (e ci si augura di mentalità) porterà speriamo ad un’accelerazione nel superamento del Gender Digital Divide.
  • Backup dei dati: pilastro di una corretta strategia aziendale
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 04 Febbraio 2022
      Avere un buon sistema di backup è uno degli snodi fondamentali per quanto riguarda una corretta strategia aziendale: sia da un punto di vista del rispetto della legge sia per quanto riguarda la protezione del proprio lavoro. Se da un lato infatti il GDPR specifica che il titolare del trattamento dei dati personali deve mettere in atto delle misure di protezione dei dati di cui entra in possesso, dall’altra parte ogni azienda, non importa dimensioni e fatturato deve evitare in ogni modo il rischio di data breach. Gestire quindi i dati in maniera corretta significa anche avare cura di procedere ad effettuare il backup quando necessario. Come funziona la procedura di backup? Il backup avviene generando una copia dei file, del database e/o dell’intera macchina fisica o virtuale e posizionandola in un’altra posizione o in un altro sito. Eseguendo correttamente il backup, le copie di tutti i file, le applicazioni e i sistemi saranno recuperabili in tempi brevi, senza causare interruzioni dei lavori e della produzione dell’azienda e, dunque, senza (o con limitati) danni economici. È fondamentale capire quali sono i dati più sensibili da proteggere, identificare dove risiedono i dati primari e dove si troveranno quelli duplicati, con quali tecnologie devono essere copiati e quanto tempo serve poi per recuperare le copie di backup. Si tratta di conoscenze complesse e che non possono essere improvvisate: Sistema 3 protegge la vostra sicurezza offrendo un corretto servizio di backup e gestione dei dati consente alle aziende di avere la possibilità di continuare a lavorare anche in caso di problemi molto gravi, danni, guasti, virus e altro, evitando cali di produzione.
  • "C'era una mamma": un progetto vincente
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 26 Gennaio 2022
      Tutti abbiamo i nostri blog preferiti, quelli che ci accompagnano nell’arco delle settimane, dei mesi e degli anni, quelli che diventano nel tempo quasi amici fidati. Ognuno di questi spazi editoriali rappresenta la summa del lavoro di tante persone: dal CEO al Copy alla squadra di programmatori in grado di trasformate un’idea in un progetto vincente. E Sistema 3 è la squadra che supporta da 5 anni il Blog “C’era una mamma” dell’autrice marchigiana Daniela Zepponi.  Il sito è realizzato su piattaforma “Logico-Cloud” che permette di sposare alla perfezione le necessità comunicative a quelle più tecnico-funzionali della vita di un’attività lavorativa. Gli articoli, organizzati in categorie, supportano immagini e gallerie e si interfacciano senza problemi con programmi di affiliazione e con Google Adsense. Ogni articolo esce accompagnato dal nome dell’autrice, da una sua foto e da una breve bio e nel sito è possibile effettuare una ricerca per parole chiave per andare a leggere proprio l’argomento che si desidera consultare. Nel back end la piattaforma proprietaria Logico-Cloud consente di avere un’organizzazione perfetta delle attività dell’azienda: dall’anagrafica clienti alla preventivazione, dalle fatture alle task degli impegni, il supporto è totale. Lato server infine Sistema 3 è stata in grado di garantire la massima funzionalità anche nei momenti di massimo traffico, gestendo migliaia di visite al minuto senza che sito andasse mai in down. Una collaborazione e una sinergia che va avanti da anni, quella con il sito C’era una mamma, nella quale Sistema 3 si dimostra sempre in grado di cogliere nuove sfide e risolvere tutte le richieste poste dalla proprietà.
  • Il nuovo e-commerce? È Glocal!
    Di Daniela Zepponi
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    Pubblicato il 18 Gennaio 2022
       Da Global a Glocal: sembra essere questo il futuro in tema di e-commerce per tante piccole realtà commerciali. Ancora una volta è stato il lockdown a dare la spinta decisiva al cambiamento: ma di cosa stiamo parlando? L’ecommerce è lo strumento digitale che permette ad un’attività di vendere in tutto il mondo senza appoggiarsi (o facendolo solo in parte) a grandi piattaforme come Amazon o E-Bay. Durante le fasi più acute della pandemia, quando tutti siamo rimasti confinanti in casa, c’è stata una corsa da parte delle aziende a cercare di tamponare le mancate vendite con la pubblicazione di e-commerce collegati ai propri siti. Ma, inaspettatamente, ad aver preso piede sono stati soprattutto gli eCommerce di Prossimità o “Proximity Commerce”, ovvero la digitalizzazione degli acquisti per le attività dei piccoli produttori locali, i cosiddetti negozi sotto casa del consumatore. Ci siamo così trovati ad apprezzare l’integrazione tra il commercio elettronico e i piccoli negozi. I clienti non vivono dall’altra parte del mondo, ma sono “a chilometro zero”. E ci sono nuove possibilità, offerte da un e-commerce glocal: in primis ci troviamo di fronte ad un’economia più sostenibile. L’acquisto che facciamo, non arriva dall’altra parte del mondo, con l’inquinamento che ne consegue, ma dall’altra parte della città, dove si può poi fisicamente passare a ritirare l’ordine. L’eCommerce prende una direzione più geolocalizzata che favorisce anche le realtà meno grandi, creando un business là dove sembrava inutile e dispendioso attuarlo in competizione con i realtà più importanti. Al tempo stesso il cliente può prendere decisioni di acquisto più consapevoli, dove il fattore umano è ancora importante. Anche le realtà più piccole possono cogliere tutto il lato positivo di avere una piattaforma e-commerce in cui il consumatore può avere anche una propria area riservata, dove poter magari dedicare una scontistica speciale e dove, magari in un futuro prossimo, si può pensare si poter ampliare il proprio business.